Eleonora Scroppo. Un cold case che nessuno riaprirà.

Eleonora Scroppo con il marito Stefano Ciampini

Eleonora Scroppo con il marito Stefano Ciampini

Ci sono vicende del passato che tornano e vicende del passato dimenticate. E lo saranno per sempre. Fatti che avvengono senza un apparente motivo e la cronaca, di questi fatti, ne è piena. Ma c'è un caso che più degli altri lascia un senso di inquietudine. Allora torniamo indietro nel tempo, negli anni in cui a Roma si uccideva e non si riusciva a trovare il colpevole. Ne sono un esempio l'omicidio di via Poma, l'omicidio di Antonella Di Veroli, lo è stato fino a pochi anni fa l'omicidio dell'Olgiata. Ma quello di Eleonora Scroppo è forse il più strano, forse il più vicino alle nostre paure interiori. Morire a cena nella propria abitazione, con i propri cari in una serata qualunque.

E' il 1998, il 9 ottobre. La casa è quella di una coppia di coniugi che fanno gli assicuratori. Un'altra giornata di lavoro è trascorsa e come sempre sono a tavola per cenare. C'è anche il figlio piccolo, quello più grande è ancora in piscina. Tra poco l'orologio segnerà le 20,30 ma Eleonora morirà prima.

Mangiano e guardano il telegiornale. In onda c'è un servizio sull'omicidio di Marta Russo, la studentessa uccisa alla Sapienza nel maggio dell'anno precedente. All'improvviso il panico. Colpi di pistola dall'esterno si conficcano nelle pareti, nelle sedie e nei mobili ma alcuni colpiranno lei, la mamma, la moglie, Eleonora.

Il marito, Stefano Ciampini, ricorda con dolore quei momenti. “Eravamo tranquilli quando all'improvviso è arrivato il primo colpo. Mia moglie ha piegato la testa e si è accasciata. Abbiamo pensato a un malore poi gli altri colpi, uno dopo l'altro in sequenza”. Un proiettile colpisce Eleonora alla scapola, un altro al petto. E' l'inferno.

L’ingresso della villetta

L’ingresso della villetta

La famiglia Ciampini-Scroppo abita in via Due Ponti vicino alla Cassia in una villetta a schiera. Una zona mista tra il residenziale e il popolare. Vivono lì da sempre. Al piano di sopra abitano Miranda Scroppo (sorella di Eleonora), il marito e il figlio. Gli investigatori si mettono al lavoro e cercano una pista nella vita privata della vittima e della sua famiglia. Scoprono che l'ex marito di Miranda, dopo aver approfittato dei soldi dell'azienda di famiglia, era stato beccato con l'amante. Una vecchia storia, poca roba.

Ma quale odio così profondo può provocare una reazione simile, sparare dentro un appartamento dove c'è anche un bambino e ce ne potevano essere due. Nessuna Zona d’Ombra sulla vita privata e su quella professionale. Intanto in città si diffonde il panico, chi è il cecchino?

Passa del tempo e una nuova ipotesi investigativa si fa strada. I riflettori si accendono sui vicini di casa. Uno in particolare, L. B. Sarà indagato ma non verrà mai rinviato a giudizio. I sospetti si concentrano sulle liti condominiali. In effetti non tirava una bella aria tra loro.

L. B. quella sera dichiara di essere andato a ritirare dei soldi al vicino bancomat, proprio nell'orario degli spari. C'è però un problema: lo sportello non registra alcuna operazione a suo nome. “Avevo dimenticato la tessera e sono tornato a casa” dirà a chi lo interroga in procura.

Ma c'è un altro elemento che gioca a suo sfavore. Sembra infatti che nei giorni precedenti abbia cercato una pistola. Senza pensarci troppo a questo punto il magistrato chiede i tabulati telefonici, scattano le intercettazioni, vengono installate le microspie. Proseguono gli interrogatori che durano ore. Il caso sembra avviato alla conclusione: addirittura sembra che L. B. quella sera sia tornato a casa chiudendosi in uno strano silenzio. Tanto più che la dinamica dell'omicidio fa pensare che il cecchino sia una persona che conosceva l'ambiente nel quale si muoveva. La villetta infatti è all'interno di un comprensorio dal quale si entra da un cancello. Una donna dopo gli spari si affaccia ma non vede nessuno dunque il killer è fuggito immediatamente sapendo dove andare. Tutto gioca contro L. B.

Passano cinque anni ma l'inchiesta viene archiviata. Infatti se era vero che L. B. aveva dei risentimenti contro la famiglia Ciampini-Scroppo, è anche vero che non ci sono riscontri effettivi che lo inchiodino. Dunque il movente c'è ma mancano le prove. Il p.m. infatti sarà costretto a fermarsi: “Il contesto indiziario, ormai così cristallizzato, può indurre solo alla formulazione di mere considerazioni possibilistiche”. Caso archiviato. E anche gli specialisti che analizzano i casi irrisolti non possono che alzare le mani. Non ci sono tracce, né reperti utili da esaminare.

Chi ha ucciso dunque Eleonora Scroppo, la cinquantenne assicuratrice moglie e madre di due figli in una serata di ottobre del 1998? Chi ha osato violare i luoghi della vita privata di una normale famiglia borghese romana? Chi ha avuto il coraggio di introdursi nel giardino della loro casa e fare fuoco dalla finestra difesa dalle inferriate? Non lo sapremo mai. Forse.

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Omicidio via Poma, 30 anni dopo ancora troppe Zone d’Ombra.

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