Marco Vannini: dopo la cassazione è iniziato l’Appello bis.

Federico Ciontoli a sinistra, Marco Vannini a destra

Federico Ciontoli a sinistra, Marco Vannini a destra

Una dichiarazione spontanea. Questa  la strategia iniziale di Federico Ciontoli di nuovo alla sbarra insieme al padre Antonio, alla madre Maria Pezzillo e alla sorella Martina (ex fidanzata di Marco Vannini).

“La verità è che io ho chiamato i soccorsi pensando che si trattasse di uno spavento“, ha detto, “mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo“. Tornando quindi alla notte del 17 maggio 2015 a Ladispoli Federico sente un colpo di pistola, dentro casa, una villetta bifamiliare e razionalmente crede al padre che giustifica il tutto con un “colpo d’aria”.

Un colpo d’aria, ma cos’è un colpo d’aria?

L’ex generale del Ris Luciano Garofano, consulente dei Vannini, ha detto che tecnicamente “il colpo (in questione, ndr) è in grado di produrre un rumore di 130 decibel”, un suono equivalente all'azionamento di un “martello pneumatico”.

Federico però nell’aula di piazzale Clodio (non accessibile ai giornalisti a causa della prevenzione Covid) ribadisce fermamente che: “Mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo, e io gli credetti perché non c'era nessuna ragione per non farlo. Non c'era niente che mi spinse a non credere in quello che mio padre chiamò 'colpo d'aria', del cui significato non mi interessai più di tanto essendo stato solo uno scherzo”.

Dunque nel processo bis d’appello per la morte di Marco Vannini la difesa non cambia strategia. A sparare è stato Antonio Ciontoli accidentalmente. Quell’Antonio Ciontoli che al pronto soccorso disse al medico di turno che il ragazzo era stato ferito con una pistola ma si raccomandò di non dirlo a nessuno perché altrimenti avrebbe rischiato di perdere il lavoro.

Quell’Antonio Ciontoli che dichiarava di essere entrato in bagno per prendere la pistola nella scarpiera mentre Marco era nella vasca e scherzando era partito un colpo che aveva trapassato cuore, polmone, una costola e si era fermato sotto i muscoli del petto.

Quel Ciontoli, capo famiglia, che ha consentito un ritardo di due ore nel soccorrere il fidanzato della figlia facendo così arringare in Cassazione la procuratrice generale Elisabetta Cennicola “Vannini non è morto per il colpo d'arma da fuoco, ma per il ritardo di 110 minuti nei soccorsi".

Quel Ciontoli che aveva dichiarato che il ragazzo si era ferito scivolando sulla punta di un pettine.

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Antonio Ciontoli

Federico bolla tutto dicendo “Non mi sono accorto della gravità della condizione di Marco”. Si ok è possibile, è probabile, poi? La sensazione è che ci sia anche altro da dire ai giudici e alla famiglia anche perché dopo l’annullamento del precedente Appello deciso dalla Cassazione è il momento di dare risposte a una storia tremenda costellata da troppe Zone d’Ombra, comportamenti inaccettabili e due sentenza in contrasto tra loro.

Ora i giudici devono decidere se condannare Antonio Ciontoli per omicidio volontario (primo grado) o per omicidio colposo (secondo grado) e chissà che non ne scaturisca anche qualche novità.

Prossima udienza il 9 settembre e sarà ascoltata Viola Giorgini, all’epoca dei fatti fidanzata di Federico. La sentenza, salvo imprevisti, il 23 settembre.

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