Papa Luciani, una morte sospetta?

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La sua elezione, in alcuni ambienti vaticani, non fu accolta con serenità.

“Ieri mattina sono andato alla ‘Sistina’ a votare… mai avrei immaginato quello che stava per succedere!”

Sono le prime parole di Albino Luciani dopo l’elezione al soglio pontificio. E’ il 26 agosto 1978. Luciani, uomo dotato di  spiccata umiltà e umanità non immaginava però cosa sarebbe accaduto di li a poco, venne infatti trovato morto dopo 33 giorni nel suo letto.

La sua elezione, in alcuni ambienti vaticani, non fu accolta con serenità e fu osteggiata dai primi giorni. L’ex patriarca di Venezia espresse subito insofferenza per una parte della gerarchia vaticana facendo riferimenti alla gestione economica della Santa Sede.

Sotto il punto di vista culturale Luciani iniziò a scardinare alcuni temi cari all’ultra conservatorismo ecclesiastico; ad esempio indicò Dio non solo come figura paterna ma anche materna, si definì un ‘povero Cristo’, rifiutò la sedia gestatoria, utilizzò l’io invece del plurale Maiestatis, troppo ‘rivoluzionario’ per una chiesa ancorata a vecchi concetti che la rinchiudevano sempre più in se stessa.

Ma per comprendere i dubbi sulla morte di Papa Giovanni Paolo bisogna concentrarsi sulla sua idea di proprietà privata. E sì, perché Luciani, e questo è probabilmente il punto principale, non vedeva di buon occhio gli affari finanziari della Santa Sede, affari gestiti dalla banca del Vaticano, lo IOR (l’Istituto Opere Religiose).

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Ma facciamo un passo indietro e andiamo al 1972. La banca Cattolica del Veneto viene ceduta al banco Ambrosiano di Roberto Calvi. L’operazione è gestita dal vescovo Paul Marcinkus che non disdegna rapporti con personaggi oscuri della finanza, come ad esempio Michele Sindona.

L’allora Patriarca di Venezia Albino Luciani entra in conflitto con Marcinkus.

Torniamo al 1978. Luciani è dunque pontefice. E’ trascorso poco più di un mese dalla sua elezione. Il pontefice continua l’opera di ‘rinnovamento’.

E’ definito il ‘Papa del sorriso’. Appare come un uomo sereno e determinato. Parla il linguaggio del popolo, è una vera guida spirituale per i tanti cattolici abituati al pontefice precedente, Paolo VI, anch’esso per certi aspetti innovativo. Adesso però i fedeli desiderano una maggiore apertura della Chiesa, un’apertura che Giovanni Paolo sta esprimendo, in modo naturale e con estrema semplicità. Forse sta esagerando…

Il 27 settembre recita il suo ultimo Angelus, il giorno dopo morirà. Ma cosa dice il Papa in quell’occasione?

“La proprietà privata per nessuno è un diritto inalienabile e assoluto. Nessuno ha la prerogativa di poter usare esclusivamente dei beni in suo vantaggio, oltre il bisogno, quando ci sono quelli che muoiono per non aver niente… anche noi privati, specialmente noi di chiesa, dobbiamo chiederci: abbiamo davvero compiuto il precetto di Gesù che ha detto ama il prossimo tuo come te stesso?”

E’ un attacco alla cultura degradante del capitalismo? Certo, ma a chi è rivolta quell’accusa? Ai colletti bianchi dell’alta finanza? Ovvio, ma allora perché il riferimento, specifico, agli uomini della Chiesa? La risposta potrebbe assumere significati estremamente inquietanti.

L’indignazione del Papa verso la gestione dello IOR è alimentata da commenti e articoli come quello de ‘Il Mundo’ (31 agosto 1978):

‘E’ giusto che il Vaticano operi sui mercati come un agente speculatore? E’ giusto che il Vaticano abbia una banca che interviene nei trasferimenti illegali di capitali dall’Italia in altri paesi? E’ giusto che quella banca aiuti ad evadere il fisco? Perché la Chiesa tollera investimenti in società nazionali e multinazionali, il cui unico scopo è il lucro? Società che quando è necessario sono pronte a violare e calpestare i diritti umani di milioni di poveri, specialmente del terzo mondo che è così vicino al cuore di sua Santità?

E’ giusto che il Vescovo Paul Marcinkus Presidente dello IOR faccia parte del consiglio di amministrazione di una banca laica, la quale ha casualmente una filiale in uno dei più grandi paradisi fiscali del mondo capitalistico?’

Il 28 settembre, il giorno dopo lo ‘strano’ discorso sulla proprietà privata, dall’ufficio del Pontefice arriva un vociare, come di persone che discutono animatamente. Secondo un’ipotesi si tratta di Albino Luciani e del cardinale Jean Villot, Segretario di Stato Vaticano. Il Papa rende noto a Villot la sua intenzione di effettuare radicali cambiamenti nella gerarchia della Santa Sede. E lo vuole fare immediatamente. Il Segretario di Stato tenta di frenarlo ma il Papa è determinato e fa capire che tra gli spostamenti ci potrebbe essere anche lui. Tutto e subito. Si alzano i toni. L’impressione è che stia iniziando una vera e propria rivoluzione nella Chiesa.

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Monsignor Paul Marcinkus

Presidente Istituto Opere Religiose dal 1971 al 1989. E’ morto nel 2006 a 84 anni.

Il colloquio con Villot termina prima delle 20. E’ oramai ora di cena. A questo punto evidenziamo una Zona d’Ombra che comunque ancora oggi non trova ufficialità. Al termine del burrascoso incontro con Villot, il Papa accusa delle fitte al petto. Ad affermarlo è il suo segretario particolare, Padre Diego Lorenzi, suo collaboratore dai tempi in cui era Cardinale di Venezia.

Una delle versioni più accreditate però sposta più avanti il momento in cui il Papa dice di accusare delle fitte e cioè durante la cena. Secondo qualcuno, quello di padre Lorenzi è un messaggio. E sì perché Lorenzi in un memoriale prima scrive che il Papa parla delle fitte a cena ma, in una trasmissione condotta da Enzo Tortora (1987), rivela che le fitte si erano manifestate subito dopo l’udienza con Villot (quindi prima della cena). 

Altra Zona d’Ombra: il medico curante del Papa, Antonio da Ros (intervista rilasciata al mensile ‘30 giorni’), dichiara di aver sentito telefonicamente il Pontefice quella sera; era sereno e non avrebbe accennato ad alcun malore. E nessun accenno anche con il Cardinale di Milano Giovanni Colombo con il quale aveva avuto un colloquio telefonico.

Albino Luciani stava bene, aveva 66 anni e soffriva saltuariamente di ipotensione cardiaca. A volte assumeva l’Effortil, medicinale che usava per ovviare alla pressione bassa.

Il Papa, alla fine di quella giornata, si ritira nella sua camera. Ha davanti a sé una notte di pensieri e sonno. Deve riposare e confidare nell’aiuto di Dio per attuare la sua ‘rivoluzione’, una ‘rivoluzione’ che ha poco di spirituale. Dovrà scontrarsi con il potere finanziario e le realtà massoniche esistenti all’interno delle mura Vaticane. Il Papa deve riposare e come fa da 32 notti si ritira nella sua stanza al terzo piano… ne uscirà cadavere.

“Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le 5,30, il segretario privato del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella cappella del suo appartamento privato, lo ha cercato nella sua camera e lo ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se fosse intento a leggere. Il medico, dott. Buzzonetti, accorso immediatamente, ne ha constatato il decesso, avvenuto presumibilmente verso le 11 di ieri sera per infarto acuto del miocardio".

Con questo comunicato il Vaticano informa il mondo che il Pontefice è morto. L’orario del decesso viene stabilito ‘presumibilmente’ alle 23. La causa: infarto acuto al miocardo. Il malore è quindi da collegare alle fitte che il Papa avrebbe accusato dopo l’incontro con Villot, prima o durante la cena.

Dalla stanza da letto spariscono alcuni oggetti: gli occhiali, le pantofole e un flacone di Effortil. Albino Luciani, sempre secondo il comunicato stampa, stava leggendo. Da questo momento le Zone d’Ombra aumentano. Oltre alla misteriosa scomparsa degli oggetti, ci sono alcune incertezze del Vaticano; ad esempio, secondo le autorità ecclesiastiche, il Pontefice stava leggendo, aveva tra le mani un libro ‘L’imitazione di Cristo’, poi però cambia la versione, non è più un libro ma un foglio con degli appunti. Altre fonti sostengono che Luciani stesse invece scrivendo un documento nel quale indicava allontanamenti e sostituzioni di alti prelati.

C’è anche chi azzarda i nomi scritti su quel documento. Tra loro, Jean Villot (Segretario di stato Vaticano) e Paul Marcinkus (Presidente dello I.O.R.).

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Cardinale Jean Villot

Segretario dello stato Vaticano dal 1969 al 1979. E’ morto nel 1979 all’età di 74 anni.

Piccolo passo indietro. In coincidenza con l’elezione di Papa Luciani, il periodico O.P. diretto da Mino Pecorelli, pubblica un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla massoneria. Tra questi nomi troviamo proprio Jean Villot (matricola 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Paul Marcinkus (matricola 43/649, iniziato il 21/8/67, nome in codice Marpa), ma non solo, anche Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano), il vicedirettore de ‘L’osservatore Romano’ don Virgilio Levi e Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana).

Torniamo al 29 settembre e ai tanti dubbi.

Anche sull’orario della morte e su chi avrebbe visto per primo il Pontefice morto non ci sono certezze; nel comunicato infatti è il Segretario personale a trovare il Papa morto mentre qualcuno afferma che la salma sia stata scoperta da Suor Vincenza alle 4,30 del mattino. La suora avrebbe anche dichiarato che la fronte di Luciani era ancora tiepida, elemento che pone interrogativi sull’orario ufficiale del decesso, le 23, mentre potrebbe essere avvenuta due o tre ore più tardi.

Troppi enigmi, troppe incertezze e la sensazione che qualcuno non abbia detto tutto sulla morte di Papa Lucani. E i dubbi vengono rafforzati anche dalla fretta con cui il corpo del Pontefice viene lavato e vestito per i funerali, senza che nessuno, sembra, abbia predisposto un’indagine approfondita. Inoltre si è proceduto all’imbalsamazione in poche ore da parte dei fratelli Signoracci dell’Istituto di Medicina Legale di Roma. Infatti su Papa Luciani non fu effettuata alcuna autopsia anche se durante le esequie nella basilica di san Pietro, all’improvviso, viene interrotto il flusso di pellegrini che rendono omaggio alla salma del Pontefice per una non meglio specificata ‘ispezione medico-legale’. In realtà non si è mai capito se l’esame autoptico sia stato eseguito in gran segreto.

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“In nome di Dio” (saggistica) di David Yallop è stato pubblicato nel 1984

dall'editore Bantam Books. Ha venduto 6 milioni di copie ed è stato tradotto in 30 lingue.

Questa la storia della morte sospetta di Papa Luciani, morte che è stata oggetto di inchieste giornalistiche come quella dello scrittore inglese David Yallop raccolta nel libro ‘In nome di Dio,’ e di un romanzo, ‘La morte del Papa’, di Luis Miguel Rocha.

Molti protagonista di questa vicenda oggi non ci sono più e come tanti casi misteriosi di cronaca la verità potrebbe essere sepolta con loro. A meno che, qualche autorità, non decida di vederci chiaro e riesumare il corpo di Albino Luciani, il ‘Papa del sorriso’, il Papa che voleva  gestire la Chiesa secondo i dettami di Gesù.

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